Pochi giorni fa festeggiavo i miei primi 5 anni da freelance. Questo non è un post celebrativo: dal settembre 2019 credo di essere diventata più preparata e sicura di me, più generativa e creativa, ma non mi sono arricchita e non ho scoperto grandi verità. Oggi il lavoro riveste nella mia vita un ruolo molto importante in termini di “ingombro” e di soddisfazione: ma non è sempre stato così.
Nei miei vent’anni ero convinta che avrei fatto una grande carriera, ricoperto ruoli manageriali che mi avrebbe dato responsabilità e molti soldi. Questa visione professionale andava di pari passo con quella personale: avrei messo su famiglia con una certa persona, che aveva anch’egli un’etica del lavoro molto simile. I soldi e la posizione ci servivano per essere economicamente tranquilli e socialmente rispettabili (noiosissimi? noiosissimi).
Alcune cose hanno rimesso in discussione lo scenario: dopo 5 anni in cui lavoravo/imparavo/dimostravo moltissimo non stavo ricevendo indietro il ruolo/responsabilità/denaro che mi aspettavo. Mi sentivo fuori tempo massimo, mi sembrava che glə altrə facessero mille balzi avanti e io non capivo dove stavo sbagliando. Anche il famoso compagno mi aveva lasciata: in quel momento di difficoltà affettiva avrei potuto gettarmi sul lavoro, ma io scelsi di dedicarmi alle relazioni. Furono anni di conoscenze, amicə, tresche, corsi, vacanze, esperienze varie: forse per effetto della noia provata in coppia, sentivo il bisogno di aprirmi al mondo.
Nel frattempo, lavoravo QB. Ora, io discendo direttamente dai Padri Pellegrini Protestanti partiti dall’Olanda alla volta della Pennsylvania Occidentale e pertanto il mio concetto di QB è comunque molto impegnativo: di questa decisione forse si accorse solo la macchina timbratrice all’ingresso. Mi cercai un altro lavoro, pensando che mutando le condizioni avrei ritrovato lo slancio di un tempo: ma dentro di me qualcosa era cambiato per sempre. Non si chiamava ancora quiet quitting, ma ci somigliava.
Anche se ho lavorato da dipendente per ulteriori 10 anni in altre 3 aziende non ho mai più sviluppato nei confronti di nessuna organizzazione il trasporto che provavo agli esordi. Le cose sono cambiate solo quando sono diventata freelance e ho trovato modo di esprimere quella voglia di fare la differenza che mi ero persa strada facendo.
Oggi lavoro (quasi sempre) con sincero entusiasmo. Resto grande fan del pisolini e del gin tonic in terrazza, ma quando mi alzo non vedo l’ora di mettere le mani al PC, non sbuffo e non mi incazzo per tutto, mi prendo bene per le mie stesse idee, non provo terrore all’idea che mi toccherà lavorare altri 30 anni. Mi chiedo come riuscissi ad alzarmi, pensare, decidere, produrre valore mentre ero animata da sentimenti così tiepidi.
Questa, però, sono io. E io, diciamolo,
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