Newsletter Gynepraio Maggio 2021
SONO SOLO CANZONETTE
La morte di Battiato non l'ho presa affatto bene. Sono settimane che ascolto solo lui, e alcuni fraseggi sono capaci di restarmi in testa per giorni: quello che mi stende, ogni volta come la prima, è "per un istante ritorna la voglia di vivere a un'altra velocità".
Se volete e potete, c'è un episodio di 33 giri, serie di Sky Arte sui cantautori italiani, dedicata proprio a Franco Battiato, in cui interviene un sorprendentemente lucido Morgan. In omaggio al periodo in cui ancora partoriva pensieri belli, la playlist di questa newsletter include "La crisi".
Del resto maggio è storicamente il mio mese NO, dal punto di vista astrale, fisico, psicologico, energetico.
DI COSA PARLIAMO QUANDO PARLIAMO DI CASE
l'amore e il suo nucleo più autentico
Da gennaio sto cercando una casa in montagna. Stiamo parlando di problemi da primo mondo, quindi metto un trigger warning per chi non ama i discorsi superflui: tuttavia a mia parziale discolpa mi vanto (ebbene sì, mi vanto), di riuscire a estrarre una riflessione autentica da ogni fatto, ancorché da un'esperienza disgustosamente borghese come l'acquisto di una casa vacanze.
Siamo partiti con un obiettivo per rivalutarlo e affinarlo: dal bilocale defilato siamo passati al bilocale defilato ma con area verde, per approdare a un trilocale senza area verde ma in prossimità degli impianti sciistici. Abbiamo ridefinito i budget, abbiamo litigato secco un paio di volte, finché una mattina uggiosa ho visto un appartamento da lungo tempo invenduto e ho provato un sentimento speciale che era tutto un topos. Un po' amarcord, un po' madeleine, un po' Itaca. Ho detto: qui sarò felice. In quella terrazzo vorrei grigliare salamelle, in quell'angolo vorrei metterci la credenza della casa vecchia, in quella camera vorrei fare l'amore. Ho sentito il ronzio di un'ape sulla fioriera di gerani, anche se c'era la nebbia e faceva freddo.
Ho fatto l'errore di aspettare 5 giorni prima di richiamare l'agente, che sono stati sufficienti affinché qualcun altro facesse un'offerta e se la portasse via. Ci sono rimasta malissimo, ho sognato quella casa più notti: l'ultima volta uscivo sul terrazzo in pigiama, mi sedevo in ombra ma sentivo il caldo ristoratore del sole arrivare.
Tutti -persino l'agente immobiliare, impietosito dal disappunto che non ho mancato di esternare- mi hanno consolata dicendomi che era solo una casa, che ne avremmo trovata una ancora più bella. Michele mi ha fatta ragionare sull'irrazionalità della mia infatuazione, su come quella casa non avesse nulla di irripetibile.
Ci ho pensato tantissimo e credo di aver capito da dove viene quello slancio.
Il terrazzo, la vista, la planimetria, la luce di quella casa mi ricordavano luoghi in cui ero già stata, in cui avevo afferrato pezzi scomposti di felicità e infelicità. La casa di Borno, un paesino in Val Camonica dove trascorrevo le vacanze da piccola con i miei cugini. Mio nonno che al mattino portava a casa i funghi, che dopo pranzo bagnava le bocche di leone nelle fioriere di legno. La casa dove ho visto Babbo Natale, dove ho letto Piccole Donne. Una casa dove avevo sentito un certo tipo di felicità che però non sapevo capire e apprezzare pienamente, dove mi sono fatta tantissime domande rimaste senza risposta per anni: credo che sia uno dei posti più citati nella mia appena conclusa psicoterapia. Era incredibile, come tutti fossero incredibilmente felici là dentro, e io no. Se durante i pranzi di famiglia parte la rievocazione degli anni di Borno, io mi sento ancora un po' esclusa.
Quando ho visitato quella casa ho intravisto l'opportunità di essere finalmente felice anche io in quel modo là, come gli altri, perché sento finalmente di esserne capace.
Come avrei potuto spiegare a Michele, e all'agente immobiliare, quali desideri e aspettative riponevo in quella casa, senza che mi prendessero per pazza? Meglio stare zitti.
KLARA E IL SOLE
spiegare l'inspiegabile
Se mi fossi chiamata Kazuo ishiguro, avrei avuto sinceramente paura della reazione popolare a "Klara e il sole". Vinci il Nobel relativamente giovane, che voglia hai di scrivere un altro romanzo? Io, per dire, non ne ho molta e non ho vinto neanche un calcio in culo. Metti che deluda il pubblico, meglio di no.
Ma il nostro Kazuo non ha avuto paura e infatti ha sfornato una protagonista pazzesca: a Klara ho voluto sinceramente bene, anche se è solo un robot alimentato a energia solare e a volte pare una povera illusa. In un importante passaggio Klara, con la sua cigolante intelligenza artificiale, afferma quello che molti tardano a capire sull'amore e sulla sostituibilità delle persone.
All'interno di ogni persona esiste un nucleo unico e indefinibile che rende impossibile riprodurre le sensazioni che essa prova o che fa provare a chi la circonda. Questa consapevolezza sta al centro di tutte le esperienze umane: il lavoro, l'amicizia, l'amore. È la radice dell'affetto, della nostalgia, dell'accettazione, dell'odio, di ogni sentimento duraturo. Riconoscere l'esistenza di questo nocciolo inspiegabile e irreplicabile significa abbracciare il mistero insito dentro a ogni persona e abbandonarsi alle emozioni che la vicinanza che essa ci suscita.
Grazie Klara, a te e al tuo piccolo cuore sferragliante.
LA VERGOGNA COME STRUMENTO EDUCATIVO
La questione delle braghette rosa e cosa ne penso
Ho raccontato su Instagram che mio figlio non voleva andare a scuola con degli shorts vagamente rosa perché sapeva che sarebbe stato preso in giro in quanto "erano da femmina". Io ho confessato che l'ho cambiato e non ho voluto forzare la mano mandandolo a scuola così: credo che la vergogna derivante dallo scherno altrui non sia un sentimento così utile ed educativo. Sicuramente lo è a posteriori, cioè tempra il carattere o aiuta a rimettere in prospettiva i problemi successivi, ma quando sei piccolo fa semplicemente schifo, è un dolore immotivato, bruciante, traumatizzante.
Ne parlo da vittima e da carnefice: sono stata presa in giro per gli occhiali, per le orecchie a sventola, per le cosce, per qualche vestito discutibile ma a mia volta ho deriso per i motivi più svariati. Forse tra chi legge questa newsletter ci sono molt* giovanissim* ed è quindi giusto che lo dica: negli anni '80 e '90 la crudeltà esisteva già ed era assai più sdoganata di adesso, perché gli standard della decenza erano più bassi di quelli attuali. Nella mia classe delle elementari -che pure non era certo il Bronx- era comune insultare i bambini sovrappeso, malvestiti, puzzolenti, poco intelligenti e sicuramente l'ho fatto anche io, anche se non per questioni di genere.
Lo rifarei? Ovviamente no. Adoperarmi affinché mio figlio non finisca in questa spirale, attuandola o subendola, è il mio modo di fare ammenda. Il compromesso che ho trovato non è quello di mandarlo allo sbaraglio sperando che abbia voglia di difendersi e immolarsi, ma proteggerlo ed educarlo affinché protegga le altre vittime. Credo che alla causa dell'uguaglianza di genere non serva tanto una "vittime eroica" (un ruolo che richiede una stoffa e una tempra, che non sono certa che mio figlio possieda qui e ora, dall'alto dei suoi 5 anni) quanto un simpatizzante saggio, un facilitatore del cambiamento: in pratica, vorrei che Elia fosse innanzitutto quello che va dal bullo e gli da una gomitata dicendogli "piantala, stai facendo la figura del coglione e dovresti vergognarti".
RECAP DEI CODICI SCONTO ATTIVI
occhio: le prime due promo valgono solo fino a oggi 31 maggio!