Newsletter Gynepraio Ottobre 2021
SONO SOLO CANZONETTE
una miniplaylist da ascoltare mentre si legge
Sixto Rodriguez ha una voce pazzesca, e la sua storia non è da meno. Vi invito a recuperarla a questo link, ma soprattutto ad ascoltare la colonna sonora pazzesca che accompagna il documentario "Searching for Sugar Man" ispirato alle sue vicende personali e girato da Malik Bendjelloul. Ha vinto un Oscar nel 2013, è bello per davvero.
La cosa pazzesca di Sixto Rodriguez è che è diventato celebre tardi, e senza letteralmente averlo saputo per molto tempo. Si è ritrovato a eseguire davanti a platee enormi gli stessi brani che aveva inciso 40 anni prima e che non avevano riscosso alcun successo. È stata solo una delle storie di "riconoscimento tardivo" che mi si stanno presentando sotto gli occhi ultimamente, in un modo jungianamente ricorrente.
"Ottobre" di Carmen Consoli contiene un verso da segnare sulla Smemo, ad avercene una: piuttosto che il limbo avrei scelto l'inferno.
IL TACCUINO DEI PREGIUDIZI SBRICIOLATI
tritati, demoliti quindi polverizzati
Ho trascorso lo scorso weekend insieme ad altre persone del web in una gita-esperienza organizzata da Einaudi in occasione dell'uscita de "La felicità del lupo" di Paolo Cognetti.
Siamo stati nel rifugio che questi ha ristrutturato in Val d'Ayas, nella località dove trascorre parte dell'anno e nella quale è interamente ambientata l'ultima opera, e parte de "Le 8 montagne" (che nel 2022 diventerà finalmente un film).
Di questo incontro residua un taccuino, nel quale ho appuntato alcuni concetti. Non scrivevo a mano da 3 anni, ma sono ancora capace.
Paolo Cognetti, come Sixto Rodriguez, afferma di essere arrivato "tardi" al successo. Un "tardi" relativo, visto che vinse il Premio Strega a 38 anni, ma significativo se pensiamo ai 26 anni di Paolo Giordano ai tempi de "La solitudine dei numeri primi" o di Sally Rooney a quelli di "Parlarne tra amici". Un'opera arrivata proprio quando stava valutando di abbandonare ogni velleità letteraria e prendere in gestione un rifugio a 3000 metri. Questi sono solo alcuni dei pensieri che ho appuntato, insieme a quello che ho riportato qui.
Non è intenzionato a replicare "Il richiamo della foresta", il festival di arte, libri e musica in montagna che ha organizzato dal 2017 al 2019. Non perché scoraggiato, ma per evitare che si snaturi, che si trasformi in altro da ciò che voleva essere. Per ricordarselo così, chissà.
Esiste un'arte più innata e sexy di andare via dalla festa prima che sia finita? È quello che ho pensato quando ho conosciuto Michele: oh no, non puoi innamorarti di uno che non spreme tutto fino all'ultima goccia come fai tu, cosa ti sta succedendo, Valeria, fermati finché sei in tempo.
Ho chiesto a Paolo Cognetti se scrive solo in montagna. Speravo dicesse di sì, per confermare il mio bias: per scrivere occorre calma, serve una baita tutta per sé, ecco perché non riesco a tirare fuori un altro romanzo, capite?
Invece no. Paolo Cognetti scrive bene e volentieri anche a Milano.
"La felicitò del lupo" è uscito martedì 26 ottobre ed è un romanzo vivo e umano, autentico. Ne parlerò meglio in una recensione, ma se volete acquistarlo sulla fiducia lo trovate qui.
DIRETTA SULL'ONESTÀ
una cosa bella che vorrei fare ancora
Spesso mi chiedo se abbia senso parlare di verità o di realismo quando si racconta la propria condizione.
C'è sempre una componente soggettiva che rende questa pretesa di verità poco accessibile: trovo che onestà sia una parola migliore, insieme ad autenticità.
Questa scelta mi sembra ancora più doverosa quando si parla di genitorialità, un'esperienza difficilmente trasferibile e comunicabile, per quanto comune.
Essere Genitori Onesti per me significa prendere le distanze dalla componente emotiva e soggettiva della genitorialità, relativizzare la propria esperienza e donarla a chi potrebbe apprezzarla.
Segnatevi in agenda giovedì 4 novembre ore 14:30. Insieme a Mammafelice, al secolo Barbara Damiano, parteciperò a una chiacchierata live su questo approccio "onesto" sul profilo Instagram di Family Nation, il (delizioso!) shop online che ospita una collezione curata dei migliori marchi internazionali per famiglie.
SCENES FROM A MARRIAGE
il parere che temo non servisse ma pazienza
La serie in 5 episodi prodotta da HBO e disponibile su Sky mi è piaciuta moltissimo: l'ho vista in italiano e l'ho trovata anche ben tradotta e doppiata. Jonathan-Oscar Isaac e Mira-Jessica Chastain sono magnifici (anche se piacevolmente male assortiti: lei wasp, lui ebreo), la scelta di costumi, luci e musica è adeguatissima.
La componente inedita di Scenes From a marriage è il ribaltamento dei ruoli di genere: padre caretaker votato alla "conservazione" della famiglia, madre in carriera proiettata alla vita extrafamigliare.
Questo mi ha costretta a fare i conti con i miei bias: ho spesso trovato Mira insopportabile, proprio per le sue vette di egoismo e certe pretese che mi verrebbe da definire maschili.
I temi affrontati (fedeltà, monogamia) sono simili all'originale di Bergman cui si è ispirata questa serie, ma sono filtrati attraverso lenti morali diverse: quella ebrea ortodossa -con il carico normativo-repressivo, ma solido, tipico delle educazioni rigide- e quella progressista americana -a tratti materialista ma più spesso nichilista-.
Scenes from a Marriage va a toccare i pilastri della famiglia, cioè l'istituzione sulla quale è fondata l'intera società occidentale: la fedeltà, la monogamia, la sincerità, il dialogo. Se da tempo vi state interrogando sulla capacità della famiglia tradizionale di perpetuare il suo modello nei secoli a venire, questi 5 episodi saranno benzina sul sacro fuoco dei vostri dubbi.
UN LUOGO INTRICATO PIENO DI DONNE
Cambia il blog, cambio io, cambia tutto
Nei prossimi giorni, il mio blog cambierà aspetto e insieme a esso anche questa newsletter. È da 6 anni che non metto mano al tema e e alcune cose sono cambiate: il cactus dell'homepage non mi rappresenta più, anche il rosa ha smesso di essere un colore del cuore.
Sono diventata, con l'età, più minimalista ed essenziale, probabilmente meno barocca, sicuramente più riservata. Spero che la nuova immagine della newsletter e del blog rispecchieranno questa caratteristica
Il dominio sarà sempre www.gynepraio.it perché mon sono ancora pronta, e forse mai lo sarò, a lasciar andare il mio nom de plume da tanti anni: è una parola che -ancora!- sintetizza il senso della mia presenza online. Se avete perso lo spiegone, il Gynepraio è un luogo intricato (difficile, nel quale ci si infila a fatica) e pieno di donne (come testimoniato dalla radice Gyne). È un posto che mi somiglia, è dove vorrei vivere.
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