Newsletter Gynepraio Aprile 2020
SONO SOLO CANZONETTE
L'altra mattina, per far giocare Elia, ho montato la fonovaligia che avevo regalato a Michele per il suo primo compleanno con me, nel marzo 2013. Abbiamo ascoltato dei vinili appartenuti a mio padre e mia madre, abbiamo ballato e saltato.
Forse ero un po' provata dalla sindrome premestruale e dall'isolamento ma mi sono messa a piangere come una disperata, pensando alla me del 2013 e a quello che sarebbe venuto, a mio padre morto proprio quel giorno del 2018, poi è partita "Leavin on a Jetplane" e mi sono ricordata di una partenza a fine 2004 e poi, per una specie di effetto domino che tutti conosciamo, ho pianto per Elia chiuso in casa, per gli anziani delle terapie intensive che non possono sentire i nipotini, e poi via via fino agli ateniesi morti alle Termopili.
"Non ti amo più" di Diodato è la sintesi perfetta di quello che si pensa quando si vuole lasciare qualcuno, ma con l'arrangiamento di un brano dei Lunapop. Ne farà grande uso nella mia Posta del Cuore.
RIFLESSIONI SULL'ISOLAMENTO
Chi mi va di ascoltare, e chi no
Parte della mia disciplina personale in queste settimane consiste nel non leggere troppi approfondimenti "scientifici" sull'epidemia: giusto quello che mi serve per sapere come comportarmi o difendermi dalle bufale. Tutto ciò che è eccessivamente medicale, o dove intravedo grafici e curve (che pure sarei in grado di capire) mi spaventa perché temo di non riuscire a cogliervi neanche un filo di speranza, di luce, di futuro. So che non è maturo mettere la testa sotto la sabbia e accettare solo le informazioni non disturbanti, ma devo preservare il mio equilibrio e quello delle persone con cui vivo.
Ho però letto e salvato con piacere alcuni interventi che hanno contribuito a forgiare la mia visione dell'isolamento e che mi va di condividere.
Citato in un articolo di Gabriele Romagnoli del 16-03 su "La Stampa" (cliccare la foto per leggerlo), Enrico L. Quarantelli fu un italo-americano che ha inventato la sociologia del disastro. La sua teoria è che "Peggiore è la situazione, migliori diventano le persone": gli eventi stressanti e catastrofici sono un grande collante per democrazia, solidarietà, empatia, collaborazione.
Non so se sia vero, ma noto un'attivazione positiva e creativa di reti, rapporti, raccolte fondi. Come se per l'individuo mettersi a disposizione fosse prima di tutto un bisogno, come se fare la differenza fosse uno strumento (una medicina?) per uscire dalla malattia.
In una una lettera apparsa il 21-03 su Repubblica (riservata ahimé solo agli abbonati), lo scrittore israeliano David Grossman prevede soprattutto rivoluzioni individuali: "Quando l'epidemia finirà, non è da escludere che ci sia chi non vorrà tornare alla sua vita precedente. Chi, potendo, lascerà un posto di lavoro che per anni lo ha soffocato e oppresso. Chi deciderà di abbandonare la famiglia, di dire addio al coniuge o al partner. Di mettere al mondo un figlio o di non volere figli. Di fare coming out. Ci sarà chi comincerà a credere in Dio e chi smetterà di credere in lui".
"Ci sarà chi, per la prima volta, si interrogherà sulle scelte fatte, sulle rinunce, sui compromessi. Sugli amori che non ha osato amare. Sulla vita che non ha osato vivere. Uomini e donne si chiederanno perché sprecano l'esistenza in relazioni che provocano loro amarezza."
Io sono letteralmente affascinata all'idea dell'Occidente come un immenso alveare: noi api-esseri umani, rintanati nelle nostre stanze-cellette, che impastiamo cera per tenere le mani occupate, e intanto pensiamo a che tipo di insetto vogliamo essere quando torneremo liberi di volare. Su quali corolle ci dirigeremo? Spodestiamo la regina? Liberiamo il fuco? Cambiamo cella? O cambiamo alveare?
L'italo-americano Yogi Berra è stato un giocatore e allenatore di baseball divenuto celebre per l'aforisma "non è finita finché non è finita". È menzionato nelle ultime pagine del saggio "Papà, fatti sentire" della dottoressa Stefania Andreoli, che ho da poco concluso.
Riporto con piacere quello che secondo l'autrice è l'insegnamento ultimo che i padri sono chiamati a lasciare ai loro figli. "La vita è più forte di noi, e al netto dei nostri mancati sforzi, dei nostri inciampi, delle nostre paure e dei nostri errori, capita comunque e va avanti per conto suo".
"La vita è arrogante, al braccio di ferro ci batte soprattutto quando siamo in netto svantaggio. Perché ce n'è tanta, perché le cose capitano, gli scenari cambiano, i problemi si risolvono, le situazioni disperate si risollevano, le condizioni mutano, le variabili si avvicendano.
Certo, non subito. Ma grazie al mio mestiere (la psicoterapeuta, NDR) io vedo continuamente scorrere sotto i miei occhi vite che assumono forme la cui unica domanda che ti fanno sorgere puntualmente è: chi l'avrebbe mai detto?"
Mi sto cullando nel sogno che dopo una pandemia annichilente, ci sia un post-pandemia sorprendente, un lungo ed eccitante susseguirsi di "Chi l'avrebbe mai detto?".
Lo auguro a me stessa, a quelli che amo e anche a quelli che non amo.
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Sintetizza perfettamente il senso dell'advertising e anche dell'influencing: un modo per a) scoprire ciò che non conosci b) rielaborare i tuoi gusti oppure c) confermare le tue opinioni, in grande serenità, senza scassare il cazzo.
È un invito a constatare l'ovvio: i gusti sono gusti e cambiarli non è un dovere. Per cambiare idea bisogna essere disposti a rimettere in discussione le proprie abitudini ma anche accettare il rischio che, nonostante ci si sia applicati di buona lena, a volte alcune cose ci fanno e ci faranno per sempre ribrezzo.
PS Questo vale anche per le persone, eh. E vale anche al contrario: potrebbero essere loro a non amare noi.
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in attesa di uscire, comprare bene (no, non è #adv)
Io sono una non-primaverista e l'avevo detto già in tempi non sospetti.
e quindi, tutto sommato, non mi dispiace non dover pensare troppo a quegli esseri ibridi che sono le scarpe primaverili e i giubbini di jeans.
Ma all'estate ci penso, quello sì. Non so se e dove ci sposteremo, cosa faremo, ma indipendentemente dai progetti, ho due punti fermi: vorrei arrivarci viva e bionda.
Se non sapete con cosa camminare, vi invito a dare un'occhiata alle calzature di Henry&Henry: sandali, infradito, ciabatte in PVC, disegnate e prodotte in Italia con prezzi molto più che simpatici. Sicuramente più simpatici di quelli di Melissa e Birkenstock, ecco l'ho detto.
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