Newsletter Gynepraio #11
SONO SOLO CANZONETTE
Ottobre è un mese indeciso, che po' esse fero e po' esse piuma. Quest'anno è fero, se ve lo state chiedendo.
Più che disquisire su quanto pesi sul mio cuore questo ottobre di ferro, mi interessa raccontarvi le due canzoni che ho incluso nella playlist #11. Una Carmen Consoli prima maniera, quando era ancora una di noi (capello tagliato con le roncole, make up fatto con la Bic) riflette, recrimina, rianalizza e conclude con una deludente scoperta che ho recentemente fatto mia: la paura è la radice dell'aggressività.
Poi c'è Lauryn Hill in una delle sue performance migliori, dedicata al primogenito Zion. È un pezzo tenero e commovente, ricco di quel trasporto che solo i Rastafari pieni d'erba e misticismo riescono ad avere senza sembrare ridicolmente invasati. Quando la ascolto mi viene quasi da credere che mio figlio sia un dono di Dio (a beautiful reflection of his Grace), anziché un frutto dei lombi miei e di suo padre.
AGGRESSIVITA'
ho visto Tonya, mamma che paura
L'avevo anticipato qualche tempo fa su Instagram: ho recuperato Tonya, il biopic sulla vita della pattinatrice Tonya Harding che nel 1994 fu protagonista di uno degli scandali sportivi più torbidi della storia in seguito al quale la sua promettente carriera si interruppe.
Di questa storia ciò che mi ha colpito maggiormente è l'aggressività di Tonya. Si tratta di quel tipo di ambizione cieca, quella capacità di guardare in cagnesco il prossimo che a me spaventa tantissimo: una volta ne parlai con la psicologa che mi seguiva all'epoca, proprio in riferimento a una collega che mi trattava con una maleducazione e una aggressività incredibile, che difendeva il suo giardinetto da qualsiasi invasione, che temeva sempre che io o altri le facessimo le scarpe.
Questo contrastava con altri aspetti del suo carattere: era generosissima -soprattutto dal punto vista materiale- e aveva alcuni slanci d'affetto apprezzabili, come andare in ospedale a trovare un suo collaboratore malato (magari lo stesso contro il quale aveva abbaiato 3 giorni prima). La dottoressa mi disse che non capivo quel tipo di aggressività perché non avevo mai avuto bisogno di svilupparla: cioè la vita mi aveva offerto tutto ciò di cui avevo bisogno, io lo avevo accolto con serenità e quindi non avevo né dovuto combattere né difendere ciò che avevo ricevuto.
Abbiamo provato insieme a immaginare e ripercorrere la vita di questa mia collega dall'infanzia ai giorni nostri: sono saltate fuori piccole risse ai giardinetti di un quartiere popolare, una carriera scolastica traballante, un matrimonio finito e figli a carico, un lavoro faticosamente guadagnato e mantenuto, una responsabilità crescente, del denaro sufficiente e finalmente abbondante da godere, un gruppo di persone da gestire (che ovviamente lei amministrava con l'unica modalità che padroneggiava: il modello famiglia-clan chiuso che deve sopravvivere e affermarsi sugli altri).
Questo esercizio di empatia mi è servito a capire che dietro l'aggressività ci sono sempre il ricordo della fatica e la paura della perdita. So che molti ci saranno arrivati prima di me, ma da allora svolgo questo esercizio di empatia ogni volta che non capisco perché gli altri mi trattino male. Ultimamente si sta rivelando uno strumento prezioso.
Guardate Tonya, la sua infanzia, la sua adolescenza e improvvisamente il suo comportamento vi sembrerà comprensibile.
PROSSIME PRESENTAZIONI DI "SE TU LO VUOI?"
ma solo se lo vorrete, eh
Le prime presentazioni torinesi sono state -in base al mio umile standard di giudizio- belle e partecipate. Ancora non ho date precise ma posso dirvi che, prima di Natale, ne terrò una a Piacenza, una a Milano e un'altra a Torino.
Se da un lato l'organizzazione non è quella di una cerimonia olimpica, giocano contro di me la logistica, gli impegni famigliari e il mio lavoro ufficiale che per fortuna ho ma che per sfortuna mi occupa full time.
Oh, io ve lo dico: Ii modo più facile per assicurarvi che io riesca a fare una presentazione ovunque è quello di farmi diventare ricca e famosa. Ma mica per il denaro, eh! Io voglio essere ricca e famosa così i festival culturali e i programmi televisivi mi invitano qua e là a blaterare in pubblico, per poi servirmi un menù a base di tartine a tre piani e patatine. Per agevolare questa mia transizione verso l'opulenza, esiste solo un modo: acquistare il mio romanzo a uno di questi link:
I FIORI
tecniche per non trattarsi sempre di merda
Osservandomi, ho notato alcuni comportamenti a spirale nei quali tendo a cadere con grande frequenza: quando sono triste, non ho voglia di parlare con gli altri, e quindi divento ancora più triste. Se parlo, il mio malessere esce tipo mosto dalle botti, dissemino malumore e tutti mi guardano con occhi pieni di compatimento (poverina), e quindi divento ancora più triste.
Smetto di fare cose piacevoli per me stessa, e quindi divento ancora più triste. Nei casi più gravi smetto di curare il mio aspetto, mi sento brutta e divento ancora più triste.
Ieri ho fatto 3 cose per interrompere questo circolo vizioso: sono uscita a pranzo con i miei colleghi -che non frequento mai, in un luogo in cui non sarei andata mai- e ho chiacchierato con loro. Mi sono fatta consegnare la spesa da Carrefour e ho comprato un vaso di olive Taggiasche e una bottiglia di Morellino di Scansano per fare un piccolo aperitivo dopolavoro. Non da condividere ma solo per me, per creare una "finestra di decompressione" tra il lavoro e la cena. Non so se sia una buona idea, né credo che riuscirò a sedermi in solitudine a sorseggiarlo amabilmente, ma se non ci provo non lo saprò mai.
Infine, ho ricevuto in omaggio da The Colvin un mazzo di fiori. È un bouquet intitolato "New York", ispirato ai colori di Central Park in autunno, con un sacco di rametti di eucalipto profumato. L'ho ricevuto in ufficio, e ho fatto finta che fosse un regalo per me anche se sapevo benissimo che mi sarebbe arrivato perché erano stati presi degli accordi in precedenza. Però sono ugualmente contenta di averlo sfoderato, messo in un vaso, fotografato. Sono anche contenta di averlo intorno per qualche giorno, perché cerco di comprare i fiori tutte le settimane ma si tratta solitamente di margherite e altri fiori poveri, insomma, mai di composizioni belle come questa, avvolte nella carta color avana, rilegate con uno spago naturale, al punto di fioritura perfetto.
Se volete averne uno, vi lascio uno sconto del 15% per acquistare un bouquet o per stipulare un abbonamento con consegna settimanale con The Colvin Co. Questo è infatti il risvolto più bello: è possibile fissare una consegna regolare di un bouquet da scegliere ogni volta tra le alternative disponibili in base alla stagionalità.
Il codice è GYNEPRAIO15 ed è valido fino al 15 di novembre.
I MIEI ULTIMI POST
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L'INFLUENCER DEL MESE
questa volta tocca a una scandinava
Questo profllo mi riempie di ammirazione e tenerezza: si tratta della danese Sophie Weinreich Engel
Ci sono alcuni dei classici topos scandinavi: lei è bionda e bella (tipo qui aveva partorito da 6 mesi), ha una bellissima casa nel cuore di Copenhagen (che ha anche un suo profilo dedicato), nonostante abbia solo 28 anni anni ha già due marmocchi biondi entrambi poco più che lattanti che razzolano per casa senza braghe anche a gennaio. Monstere giganti manco fossimo nella foresta pluviale, giocattoli in legno, maglioni soffici, atmosfere bianche, grigie e beige. Si tratta di foto molto belle ancorché ripetitive, del tipo che io non saprò fare mai perché non ho una reflex, non ho occhio e comunque non ho un cazzo da ritrarre.
Sophie sta in casa tutto il tempo e al momento fa la mamma full-time. Ma la sua caratteristica principale è la tenerezza. Guardate come si presenta qui: ma io dico, ma una influencer italiana che faccia foto altrettanto belle e che parli della sua vita con questa onestà, ma non possiamo averla anche noi? Qui spiega che le spiace che suo figlio sia quasi del tutto svezzato perché a lei ama allattare. Pazza.
Sophie non ha nemmeno molti followers, scrive delle caption in un inglese sgrammaticato e pieno di errori, finisce i post con delle domande retoriche tipo "Come fare a bilanciare lavoro e vita privata?" eppure la trovo più sincera e apprezzabile delle mommy-instagrammers e family-bloggers di casa nostra. Brava Sophie, spero che i tuoi figli non abbiano la bronchite cronica a furia di stare mezzi nudi in pieno inverno.