Newsletter Febbraio 2019
SONO SOLO CANZONETTE
Ci sono poche canzoni che mi piacciono di primo acchito, ma Cuore di Clavdio (sì, con la V) è tra esse. Ha un ritmo eccezionale, un testo metricamente impeccabile, uno storytelling divertente e simmetrico, un video realizzato con 4 soldi eppure perfetto. Ho come la sensazione che sia uno di quei capolavori che vengono fuori quando hai gli astri a favore, e poi ciao, tutto finito.
Lo stesso si può dire di After Hours, il pezzo di The Velvet Underground che vorrei far ascoltare a tutte le ragazze disperate che mi mandano domande per la Posta del Cuore, per dire loro di stare serene, che poi qualcuno arriva
Oh, someday I know
someone will look into my eyes
And say hello
you’re my very special one
COSA MI STA SUCCEDENDO CON I MASCHI?
Niente, non li sopporto più
Ho notato che negli ultimi anni la mia frequentazione dell'universo maschile si è drammaticamente ridotta. Sono stata una ragazza che amava uscire con i suoi amici maschi arrivando addirittura a preferire la loro presenza a quella di alcune amiche femmine. Ad alcuni voglio ancora molto bene, ovviamente, ma non li cerco più.
Complice il fatto che di uomo ne ho solo uno -con un lato femminile molto sviluppato, oltretutto- non ho più una finestra aperta sull'universo maschile.
Mi sono accorta che preferisco sempre e comunque avere a che fare con donne: se devo scegliere un medico, un libero professionista, un terapeuta, preferisco una donna. Leggo quasi solo libri scritti da donne, con protagoniste donne. Frequento, seguo e mi seguono soprattutto donne. Forse ho letto troppi saggi sul femminismo, che mi hanno anche indotto un disgusto leggermente aprioristico.
Però, cercando di essere obiettiva, negli ultimi anni raramente mi è successo di imbattermi in un uomo che abbia suscitato la mia ammirazione o abbia considerato un role model: al contrario, spesso mi è capitato di pensare che fossero retrogradi, noiosi, pedanti e pieni di sé. Non assertivi, ma spocchiosi.
È proprio al mansplaining, cioè la fastidiosa tendenza dei maschi di spiegare il mondo e la vita alle donne -spesso arrogandosi un'esperienza diretta che non possiedono- che vorrei dedicare il mio intervento durante Think Ladies: l'evento-cena di beneficenza che si terrà l'8-03 a Torino e al quale parteciperanno anche due delle mie concittadine preferite cioè Gaia Giordani e Beatrice Dorigo.
Qui a sinistra trovate l'invito e sotto ci sono le istruzioni per aderire: siete tutte invitate, insieme ad amiche, mamme, nonne e zie.
L'intero ricavato finanzierà le attività dell'associazione Madri di Quartiere.
SUL PIACERE DI ESSERE VELOCI
è merito di Leo Babauta
Leo Babauta è un blogger minimalista della prima ora: uno che Marie Kondo se la mangia a colazione. Io ho letteralmente divorato il suo blog Zenhabits nel febbraio del 2015 quando, costretta a casa da una influenza tremenda, ho iniziato a interessarmi al tema del minimalismo.
Leo Babauta è un estremista, vive di nulla, runner, vegano, viaggiatore, padre di 6 figli.
Fan della routine, delle sane abitudini e della modestia, è abbastanza coerente da non avere un profilo Instagram (qui la sua opinione): mi aveva molto colpito la spiegazione sulla scelta dei vestiti al mattino. Possedendo solo poche t-shirt dello stesso colore e un paio di jeans, è pronto in un minuto. Un po' come Mark Zuckerberg, ma con meno soldi.
Quella dell'uniforme, del vestire in modo ricorrente è una filosofia che sto apprezzando da pochissimo tempo ma che mi sta convincendo sempre più. Per arrivarci e lasciarmi convincere ci ho messo 4 anni, innumerevoli sacchi Ikea regalati alla Caritas, una selezione dei colori e dei tessuti sempre più rigorosa ma credo di avere messo a punto l'outfit invernale + make-up con il quale riesco a uscire di casa in 15 minuti ed essere contemporaneamente a mio agio. Pensavo che mi sarei sentita impoverita e invece è bellissimo, mi sento libera. Adesso che ho capito qual è questa divisa (jeans skinny, camicia in seta+maglioncino sottile in lana merino oppure dolcevita in lana merino, stivaletti campero neri, cappotto doppiopetto cammell) devo solo affinarla, cioè fare in modo di avere alcuni pezzi di qualità top in queste categorie, del colore giusto e del taglio perfetto.
L'INFLUENCER DEL MESE
Giorgia Pagliuca e il food raccontato elegantemente
Diciamo che io non amo molto i foodblogger duri&puri perché mi sento subito sopraffatta da tutto quel cibo, tutta quell'opulenza, tutte quelle calorie. Penso subito: ma questi stanno sempre a mangiare e cucinare? Non fanno altro?
Giorgia è una ragazza giovane e carina che sa fare foto curate: fin qui c'è poco di speciale rispetto al resto dell'Instagram.
Quello che rende il suo profilo diverso è l'interesse sincero per il mondo del food e della ristorazione, ma anche il modo allegro di raccontarlo mixandolo ad altre fotografie di viaggi, luoghi, esperienze e outfit. Anche in questo caso, curate ma non manierose. Posso sprecare un aggettivo? Autenticamente torinese.
IL MIO BAMBINO OCCHIALUTO
che io penso sia come me e invece è meglio
Mio figlio non ha nemmeno 3 anni e porta già gli occhiali. Ci siamo accorti di uno strabismo improvviso -davvero improvviso: alle 9 aveva gli occhi dritti, alle 19 non più- che, dopo attenta visita oculistica, risulta essere conseguenza dell'ipermetropia: lo stesso difetto della vista congenito che ho io e che aveva mio padre.
Mio figlio è spesso il vettore di queste reminiscenze: gli somiglia fisicamente, tanto da assumere espressioni facciali o posture che gli appartenevano. A volte mi capita di guardarlo mentre è seduto e di pensare che c'era una sola persona al mondo che teneva le mani così mentre era concentrato.
L'ipermetropia e lo strabismo infantile, però, sono ancora più complicati: all'inizio ero egoisticamente triste, perché non volevo che il mio bambino bellissimo -ingiustificatamente bellissimo, visto il materiale genetico di partenza- mettesse gli occhiali, diventasse goffo, sembrasse un vecchietto di 3 anni. Ero contrariata perché in questo momento ho un fracco di cose per la testa (iscriverlo alla scuola materna, togliere il pannolino, insegnargli a dormire nel lettino montessoriano senza alzarsi a caso nel cuore della notte, insistere con la faccenda del perfavoregrazie, solo per citarne alcuni) e non avevo voglia di introdurre anche questa difficoltà, che, ne ero certa, avrebbe reso il gioco e la routine quotidiana più complicati.
Avrei voluto risparmiare al mio bambino il disagio che io ho provato e che mi ha fatto sentire brutta: io ho messo gli occhiali a circa 4 anni e mi sono sentita diversa e "vecchia" fino a quando, alla matura età di 11 anni, ho decretato che non ne avevo più bisogno e che li avrei indossati solo per leggere e studiare. Temevo che si sarebbe sentito diverso dai suoi compagni ma invece, da quando li abbiamo acquistati, Elia li toglie solo per dormire, li indossa con orgoglio e annuncia a tutti guarda, io ho gli occhiali come mamma e papà.
Lui non è triste perché si sente diverso dai suoi compagni: lui è felice perché si sente uguale a noi.
Elia 1, mamma 0.
PROSSIME PRESENTAZIONI DI "SE TU LO VUOI"
Le prossime date saranno
-Abbiategrasso (MI): presso lo Spazio Ipazia di Vicolo Cortazza 10 il giorno 3 marzo alle 17:00 con la pregiata compagnia e sostegno di Ingrid Magnoni È una domenica all'ora del té, io un orario migliore di questo non me lo immagino. Ecco qui il link all'evento Facebook.
-Milano: presso Mare Culturale Urbano di via Gabetti 15, il 24 marzo (mio compleanno!) alle 19 circa durante il Festival delle Birrette. Appena disponibile il link lo condividerò! Come sempre, sarà possibile acquistare il romanzo in loco, ma se volete portarvi avanti potete farlo a questi link.
I MIEI ULTIMI POST
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UN PERCORSO DI COACHING
il mio autoregalo di Natale in ritardo
Il 16-02 ho iniziato un percorso di coaching con una professionista (ovviamente donna, vedi sopra) consigliatami da una persona fidata. Il coaching è un tipo di pratica che non avevo mai testato, ma ho sentito -intuitivamente, eh- che in questo momento avevo bisogno di concentrarmi su un'area molto precisa e limitata: la sola sfera professionale. Abbiamo quindi iniziato un'analisi chiamata "Bilancio di carriera".
Al termine del percorso, la cui durata dipenderà dall'assiduità e dalla capacità (mie) di eseguire gli esercizi che mi verranno assegnati, dovrei sapere meglio cosa mi piace fare, cosa vorrei fare, in cosa sono brava e quali abilità non sapevo di possedere. Questo è un po' il punto: io credo di sapere cosa so fare, ma sicuramente esiste una lista di competenze che io padroneggio e alle quali do poco valore, mentre potrebbero essere la chiave di volta per costruire una nuova professionalità, o per migliorare quella che già ho. Una delle obiezioni che ho già ricevuto, e che trovo piuttosto legittima, è che si tratta di un'analisi che avrei potuto svolgere da sola a tavolino: ma purtroppo non ci riesco.
In questo momento non possiedo la disciplina, la serietà, la capacità introspettiva per farlo da sola. In più, non mi vergogno di dire che il gesto di pagare per un servizio mi spinge a occuparmene con maggiore solerzia. Speriamo funzioni.
CANOPY
ovvero "Amazon, curated"
Canopy è un servizio gratuito offerto da una community di persone di buon gusto (si presentano così) che selezionano oggetti di design e/o utili acquistabili su Amazon.com e suddivisi in collezioni e categorie. L'interfaccia Amazon è semplice ma la presenza massiccia di articoli di fattura scadente rende difficile vedere gli oggetti belli. Alcuni articoli non hanno nomi facilmente ricercabili: io ad esempio volevo un copriscatola per fazzoletti di carta.
Il che, lo riconosco, non è una chiave di ricerca intuitivissima, e infatti non l'ho mai trovato.
Un giorno sfogliando Canopy mi sono imbattuta in quello che c'è in questa fotografia, ho verificato che lo stesso brand e lo stesso prodotto fossero venduti anche su Amazon.it in modalità Prime, e in tempo zero l'ho comprato. Ecco pronto un regalo per un amica mocciosa per via dell'allergia stagionale, prego.