LA LETTERINA
Francesca [nome di fantasia, che corrisponde a quello di una donna cantata da Battisti] ha perso sua mamma dopo una lunga malattia. La morte è sopraggiunta proprio quando Francesca era incinta all’ottavo mese e per non compromettere la conclusione della gravidanza ha represso ogni dolore. Ma ora non riesce più a essere forte e accettare questa perdita: pensando a sua madre, piange anziché trovare sollievo nel suo ricordo. Non sa come andare avanti.
LA RISPOSTINA
Cara Francesca, prima di tutto permettimi di dirti che mi dispiace tantissimo -ma davvero tantissimo- per la situazione che stai vivendo, per come ti senti, per il modo beffardo in cui il dolore riesce a manifestarsi proprio nei momenti in cui la biologia ci vorrebbe più serene e felici. La perdita di tua madre è avvenuta in una fase in cui non potevi pianamente permetterti di lasciarti andare, che è un bisogno molto legittimo durante il picco del dolore.
A me -che sono conclamatamente autoriferita- sarebbe anche dispiaciuto non poter godere pienamente di quel momento di grazia e attenzione rappresentato proprio dal post parto. Non ho percepito un filo di egoismo dalle parole che mi hai scritto, ma se anche avessi letto un risentimento di questo tipo ti avrei compresa e appoggiata.
È sempre accaduto che ə bambinə nascessero in concomitanza di perdite e guerre, e che le loro madri girassero pagina perché the show must go on, ma il prezzo -personale e sociale- di questa indifferenza è altissimo, è un debito che ricade sulla collettività e potrebbe non estinguersi mai. Nella tua lettera non ho compreso se stai già facendo psicoterapia: se non hai ancora iniziato, ti prego di farlo (anche in modalità online, con un servizio come Serenis o Unobravo, se la gestione del tuo bambino non ti permette di uscire e spostarti facilmente). Secondo me in questa fase la cosa più importante è verbalizzare il tuo sentire, esternare il modo in cui ti senti e farlo in uno spazio sicuro e privo di giudizio: lo dico perché molto spesso la famiglia (il partner, i fratelli, altri parenti) non è il posto ideale in cui ricevere quel tipo di accoglienza di cui abbiamo bisogno. Magari è in grado di donarti altre preziose forme di conforto, ma non quello che probabilmente occorre a te in questo momento:
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