LA LETTERINA
Giorgia [nome di fantasia che per sempre purtroppo assocerò all’attuale presidente del Consiglio] ha sposato Flavio dal quale ha avuto due bambini, attualmente entrambi sotto i 5 anni. Il loro aveva tutti i crismi del grande amore: iniziato a distanza, culminato in un congiungimento, ufficializzato da un matrimonio sontuoso, benedetto da due facili concepimenti e agevolato da lavori sicuri (di lei) e redditizi (di lui).
Due anni fa -in seguito a un periodo difficile e burrascoso- Flavio l’ha lasciata dopo essersi innamorato di una collaboratrice del suo studio professionale (dalla quale al momento aspetta una figlia!). Giorgia, nonostante le evidenze dimostrino che non c’è alcuna possibilità di riavvolgere il nastro, non molla la presa.
È arrabbiata esattamente come il giorno in cui l’ha lasciata, ha ancora il coltello tra i denti e passa ancora una considerevole parte del suo tempo a chiedersi perché sia andata a finire così, a immaginare come sarebbe la sua vita se stessero ancora insieme e indirettamente incolparlo dell’infelicità che prova. Nulla conta che abbia avuto alcune liaison in questi anni, che sia giovane e carina, che non si trovi in condizioni di svantaggio pratico-economico.
Come se ne esce? E soprattutto se ne esce?
LA RISPOSTINA
Cara Giorgia, in uno dei miei romanzi preferiti, cioè il già menzionatissimo “Opinioni di un clown” di H.Böll, il padre del protagonista cerca di scuoterlo dalla depressione in cui è precipitato dopo che la moglie l’ha lasciato e gli dice:
Ti manca proprio quello che fa di un individuo un vero uomo: la capacità di farsi una ragione delle cose.
Io non sono disposta a dargli pienamente ragione, ma opterei piuttosto per un rephrasing: la capacità di farsi una ragione delle cose è
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