GIACOMO-A-CASO E LA FERITA NARCISISTICA
Poco tempo fa ho finito “Ducks: due anni nelle sabbie bituminose”, graphic novel dell’autrice canadese Kate Beaton, edita in Italia da Bao Publishing. La protagonista, fresca di una laurea conseguita in una zona depressa del Canada Orientale, trova lavoro nei gelidi impianti petroliferi dell’Alberta per guadagnare i fondi coi quali ripagare il suo debito studentesco. Negli stessi anni comincia a pubblicare le sue strisce umoristiche gettando le basi per la sua carriera futura.
Queste sabbie bituminose, oltre che petrolio, trasudano noia e maschilismo. Sono luoghi in cui si va con a) il preciso intento di lavorare molto b) la consapevolezza di fare una vita deprimente c) l’obiettivo di guadagnare parecchio denaro in tempi ragionevolmente brevi e d) la sicurezza di spendere pochissimo trattandosi di luoghi poco tentatori. Immagino così la base di Nassiriya, gli impianti minerari, le piattaforme petrolifere: posti progettati a misura di MBEB, dove i pochi svaghi rispondono a esigenze stereotipicamente associate al maschile (birra, strip tease, rutto libero, gare di testacoda nei parcheggi ghiacciati, cose così).
Nelle sabbie bituminose, c’è 1 lavoratrice ogni 50 lavoratori: va da sé che Kate riscuote immediatamente un grande successo nella popolazione maschile. È giovane, gentile, ha un aspetto fisico non respingente: queste caratteristiche sono sufficienti a renderla il bersaglio di attenzioni non richieste, complimenti, avance, alcune anche traumatizzanti. Kate capisce che i colleghi non lo fanno perché apprezzano lei in particolare, ma solo perché è l’unica femmina biodisponibile in quel campo di lavoro. Come spiega il tizio nella striscia qui sotto non è “hot” ma solo “camp hot”.
Kate, anziché sentirsela d’oro come fanno molte (a detta del ragazzo nella striscia qui sopra), diventa ancora più timida, ritrosa, cameratesca: resta gentile, ma un po’ a disagio. Anche quando diventa più sicura di sé e capisce come muoversi, vive sempre a marce basse, privandosi della spontaneità che i suoi 22 anni meriterebbero.
Anch’io mi sono trovata in una situazione simile: ho frequentato le scuole medie in un istituto privato religioso che da soli 2 anni non era più esclusivamente maschile. In tutta la scuola, c’erano sì e no 30 alunne. Era una specie di
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