Newsletter su abbonamento: ce l'ho anche io
scrivere per monetizzare, monetizzare per scrivere
Inauguro la newsletter su abbonamento di Gynepraio per creare una vera e propria fonte di monetizzazione.
In altre parole, voglio lavorare alacremente e regolarmente per scrivere di temi che mi stanno a cuore, sperando che la mia community ne riconosca il valore e sia disposta a sostenermi in questa direzione.
Sotto c’è una spiegazione più emotiva, e intima, del perché ho deciso di buttarmi sulla newsletter. Leggila, se vuoi sapere a cosa ho pensato negli ultimi mesi.
Se invece ti interessa solo la proposta di valore, qui c’è un recap pratico e indolore.
I CONTENUTI.
La newsletter arriverà il martedì: ogni quattro invii, uno sarà accessibile a tutti, mentre gli altri tre saranno disponibili solo a chi si abbonerà. Le newsletter riservate aglə abbonatə saranno prive di pubblicità, affiliate link, ingerenze esterne di qualsiasi genere.
Ecco i temi centrali di ogni invio:
La newsletter di Gynepraio. Il format-miscellanea gratuito che porto avanti dal lontano 2017, che contiene una miniplaylist, un editoriale, un po' di riflessioni su libri-film-serie-fatti, una shopping list e il recap degli appuntamenti dei mesi a venire.
Brutali saluti. La posta del cuore in cui a volte accarezzo, più spesso striglio e sprono. Per sottoporre questioni basta mandare un'email a valeria@gynepraio.it ma solo quelle scelte a mio insindacabile giudizio finiranno nella newsletter come sempre coperte da un pietoso anonimato.
Il silenzio è dolo. Pensieri su un fatto d’attualità che magari è già passato da ben tre giorni, ma desidero tornarci. Se mi va, spettegolo su colleghi e nemici storici.
La sindrome di Fioretta. Confessione di cose brutte, ma veramente brutte che ho fatto in passato e che non rifarei più. Potrei parlare male dei miei ex. Potrei.




Il progetto grafico e le illustrazioni sono a cura di Faida Acquifera
PERCHÉ SUBSTACK. È una piattaforma -e non un social!- in via di espansione nel nostro Paese, alla quale negli Stati Uniti si appoggiano figure del calibro di Casey Newton, Roxane Gay, Leandra Medine.
Non menziono altri nomi, ma basti sapere che esistono creators che si sostengono interamente grazie a migliaia di persone paganti. In Italia, invece, pochə autorə si sono imbarcati in questo esperimento: l'unica substacker di mia conoscenza che monetizzava significativamente è Federica Salto. È grazie alle loro storie di successo, che Substack raccoglie e diffonde, che ho deciso di provarci a mia volta.
PERCHÉ PAGARE. Perché solo sostenendo economicamente la mia scrittura riuscirò a darle la giusta priorità, arrivando così a scrivere bene, tanto, con regolarità. Se la scrittura diventerà un lavoro, una vera fonte di reddito, avrò il respiro economico per rifiutare ed emanciparmi da altri lavori che sento meno nelle mie corde. Se non ci riuscirò? A quello ci pensiamo dopo.
COSA OTTIENI PAGANDO. Innanzitutto, la mia gratitudine. Sono dieci anni che scrivo sul blog, sei anni che ho una newsletter, ho scritto un romanzo, un manuale e tre podcast. Ho ampiamente dimostrato qual è il mio stile, metodo e approccio alla scrittura: penso di poter garantire che chi si abbona riceverà ogni mese 3 contenuti originali scritti con cura e amore.
Scegliendo l’abbonamento “founding member”, ottieni anche una consulenza del valore di mercato di 90€. Si tratta di uno dei miei servizi più popolari e meglio recensiti, oltre che una delle cose che so fare meglio. Basta mandarmi un’email e la fissiamo al volo.
Al momento non ho attivato prove gratuite, sconti o nessuna delle numerose opportunità promozionali offerte dalla piattaforma, ma non escludo di farlo in un secondo momento.
COSTO DEGLI ABBONAMENTI. Ci sono 4 soluzioni:
nessun abbonamento: una newsletter al mese
abbonamento mensile: 5 € per 4 newsletter al mese
abbonamento annuale: 50 € per 4 newsletter al mese per 12 mesi (quindi una riduzione del 17% circa)
abbonamento annuale founding member: 120 € per 4 newsletter al mese per 12 mesi e 1 h di consulenza individuale con me del valore di 90€
Per trasparenza, è bene sapere che Substack decurta il 10% di commissioni, alle quali vanno aggiunte le trattenute per l’incasso da parte di Stripe: pertanto a me viene corrisposto circa l’85% di quanto versato, sul quale ovviamente pago le tasse. Insomma, i numeri necessari a trasformare questa newsletter in un progetto economicamente significativo non sono piccoli: spero vorrai aiutarmi.
COME PAGARE. Solo con carta di credito, perché Substack non accetta altri metodi di pagamento, al momento. Esiste anche la possibilità di regalare un abbonamento a unə amicə.
Il mio problema è che non so chiedere
Comincio col dire che promuovere e chiedere mi costano emotivamente tantissimo. Negli ultimi tempi, ho toccato con mano la grossa differenza "tra insegnare agli altri a promuovere i loro prodotti", e "occuparsi personalmente di promuovere i propri".
Ho organizzato un workshop convinta che il mondo fosse lì ad aspettarlo solo perché era utile e perché dietro c’ero io: praticamente non l’ho promosso e infatti ho riempito la metà dei posti. Poi ho fissato una seconda edizione, promuovendolo giusto un po’, e l’ho riempito. Poi ho fatto una terza e quarta edizione, promuovendolo a dovere, spingendolo e sostenendolo, e ho dovuto rimbalzare delle persone perché non c’era più posto.
Insomma, è dura ammettere che le cose belle che faccio -e sono belle, perché lo dicono le persone che le hanno scelte e pagate- non vanno via come il pane se non le racconto, e se non domando aiuto per sostenerle. Mi è stato molto utile ascoltare questo TED talk, della cantante Amanda Palmer, che racconta come chiedere sia la base per ottenere.
Il mio talento: dire quello che penso, e dirlo abbastanza bene.
Adesso che ho ammesso il mio discomfort, ecco l'obiettivo profondo di questo progetto, che è riportare al centro la mia cifra caratteristica. Dire quello che penso, e dirlo abbastanza bene.
Come probabilmente avrà visto chi mi segue dal lontano 2013, anno di nascita del mio blog e degli account social a esso collegati, ho drasticamente ridotto le occasioni in cui metto a nudo le mie posizioni.
Andava tutto bene, finché su Wordpress o su Snapchat eravamo quattro gattə. Con il progressivo moltiplicarsi delle voci online ho iniziato a pensare che il mondo era vasto e che c’erano persone capaci di articolare il pensiero meglio di me: in modo più tecnico, più eloquente e con maggiore tempismo. Quella che inizialmente mi sembrava un’abilità ammirevole si rivelata per quello che è: spesso coloro che riescono rapidamente a formarsi un'idea su un fatto o un fenomeno credono di pensare mentre stanno semplicemente riorganizzando i propri pregiudizi. Vi piace questo aforisma? Non è mio, è di un tale chiamato William James (fratello del più famoso Henry).
Per questo motivo mi tengo ai margini di tutte le discussioni: il tempo che mi occorre per strutturare un'opinione - non un pensierino, ma una posizione vera che sarei disposta a sostenere dinanzi a un giudice - è troppo lungo e quando finalmente mi sento pronta si sta già parlando d'altro. Allo stesso modo non stronco più un libro, un film, un fenomeno perché ho sempre timore di pestare i piedi a qualcuno, di offendere l'autore, la casa editrice, la fandom. L'ho fatto due volte in 10 anni: in un caso le followers dell'autrice (M. Zura Puntaroni) sono andate e riferirglielo e questa mi ha bloccata ovunque. Nel secondo caso le fan dell'autore (M.Bussola) mi hanno detto, tra le altre cose, che ero cattiva, insensibile, invidiosa e avevo un pessimo accento. Forse chissà, se potessi farlo con i miei tempi e in un luogo mio, potrei tornare a esprimere le mie opinioni senza timore di farmi ricoprire di insulti. Oppure, mettiamola così: puoi coprirmi di insulti, ma se non altro mi paghi visto che è una newsletter su abbonamento.
Il secondo motivo per il quale prendo raramente posizione è che, una volta esposta, essa potrebbe generare una conversazione, un legittimo contraddittorio. Siccome ho una bella community -costruita in 10 anni di relazioni- si tratta solitamente di discussioni civili, ricche di testimonianze utili, di punti di vista originali, cui però non riesco a dare adeguato seguito.
Com’è giusto che sia, un tema complesso prende derive complesse, che però sono troppe. A volte seguo il thread, ma posso farlo sporadicamente, magari quando sono in vacanza, ma non è sostenibile. Queste conversazioni si originano in orari in cui io non riesco a essere vigile e presente, oppure vanno in aperto conflitto con i miei impegni lavorativi e familiari. Io non mi piaccio quando reagisco ad un commento o a una testimonianza mettendo un cuoricino: quello che dovrebbe essere un dialogo diventa un prendere atto. Ma forse se fosse limitata a una piccola cerchia altamente motivata, potrei trovare il tempo per alimentare una vera discussione.
Infine, negli ultimi anni ho rivalutato il valore della privacy, mia e delle persone che mi stanno a cuore. Mi sono scoperta a provare fastidio quando, durante una cena, un’amica non mi ha nemmeno chiesto cosa avrei fatto in ferie perché l’avevo già dettagliatamente illustrato in una story.
Mi sono atrocemente vergognata perché ho fatto un contenuto -funny, light, niente di che- insieme a un’amica psicoterapeuta e una sua paziente che mi segue l’ha riconosciuta, facendoglielo presente in seduta e mettendola in grande imbarazzo. Da allora, ho deciso che i miei profili sono solo miei. Certo, comparata con quella degli altri, la mia vita sembra solitaria, priva di amicə, parenti, partner: ma non mi dispiace, io sono più felice cosi. Ciò che mi addolora è che non riesco mai a dire come sto davvero.
Mi è capitato che sfoghi o pensieri personali che avevo raccontato on-line siano stati utilizzati contro di me, da parte di haters o persone inclini al giudizio. La mia ipersensibilità nel corso degli anni è andata migliorando, non fosse altro perché sono diventata vecchia e saggia, ma queste microaggressioni continuano a ferirmi. Peggio ancora, le mie parole sono state travisate, manipolate, mi sono state attribuite affermazioni che non ho mai fatto. Ma forse, se fossi certa che le mie parole saranno lette e custodite da persone autenticamente interessate -in quanto paganti-, potrei trovare modo per aprirmi un po' di più.
Ecco in sostanza i motivi, più profondi e meno razionali, per cui potresti iscriverti alla mia newsletter su abbonamento. Si parte martedì 26 settembre con quella aperta a tuttə, e dal 3 ottobre iniziamo con quelle riservate aglə abbonatə.
Grazie fin da ora, ci vediamo martedì
VF
Progetti editoriali
Un altro modo di mostrare apprezzamento per il mio lavoro è fruire dei prodotti editoriali che ho pubblicato e da cui ricavo alcune royalties.
🎧 Podcast “Genitori Onesti”
🎧 Audiolibro “Se tu lo vuoi”
📕 Romanzo “Se tu lo vuoi”
📗 Manuale “From the blog”
In tutti i luoghi e tutti i laghi
Vorrei essere un tipo misterioso, conturbante e sfuggente, ma la verità è che mi trovi in 3 secondi e ovunque.
In quanto fangirl di Faida Acquifera sono molto contenta di vedere le sue illustrazioni ad accompagnare le tue parole. E che parole.
Le belle notizie della settimana!