🎵 SONO SOLO CANZONETTE 🎵
“She’s a rainbow” dei Rolling Stones per me è la canzone dell’infatuazione perché descrive il modo peculiare in cui guardiamo l’oggetto di un neonato amore. A mio parere pezzo perfetto per uno spot di prodotti per bambinə, e invece l’hanno usata per profumi, auto e persino assicurazioni.
“Tutti” (insieme a “Loneliness”) è il pezzo migliore dell’ultimo album di Calcutta. Amo di lui la capacità di selezionare i riferimenti e integrarli nel flow, ad esempio ho adorato quello al Jova Beach Party.
Non giocare col mio cuore che poi devasto una spiaggia
Che ci organizzo un bel festival e poi mi lavo la faccia
IL RISCHIO DI SCONTENTO
A pochi giorni dal ritrovamento del cadavere di Giulia Cecchettin, continuo a provare un enorme e rabbioso dispiacere per l’epilogo di questa storia. Sarò sincera: so che spetterebbe alle istituzioni aggredire la violenza di genere sistemica con un intervento altrettanto sistemico, tuttavia nutro pochissima fiducia nella loro capacità di farsi carico tempestivamente di questa emergenza. Un’emergenza subdola, perché la violenza non prende vita solo in contesti sociali caratterizzati dal disagio: Filippo Turetta, l’assassino di Giulia Cecchettin, apparteneva a una famiglia normale, studiava, aveva una rete di rapporti normale. Gli saranno mancati esempi virtuosi, o una educazione affettiva specifica ma escluderei un background di privazione o percosse.
Per genere e condizione mi è naturale immedesimarmi in Giulia, ma non devo sforzarmi nemmeno per sentirmi vicina ai genitori di Filippo: percepisco la loro difficoltà a stabilire una corrispondenza logica, una consecutio tra il modo in cui l’hanno allevato e il modo in cui il figlio ha agito. Posso immaginare una loro corresponsabilità, una certa cecità dinanzi ai sintomi e ai prodromi di questa vicenda, eppure in qualche modo comprendo il loro smarrimento, capisco che fino all’ultimo l’abbiano difeso e non si siano capacitati di questo atto.
Quando ero solo ragazza, per pensarmi al riparo dalla violenza, credevo bastasse mantenere un comportamento attento ed evitare i ceffi desiderosi di rubare la mia virtù, i maschi aggressivi o cresciuti nel degrado. Potrei pensare che mio figlio è al sicuro, poiché non viene allevato in un ambiente “a rischio”, ma i fatti recenti dimostrano che non è vero: non solo la violenza subita e appresa genera violenza agita.
E quindi -più di quello che già cerco di fare- come dovrei attivarmi dinanzi all’esortazione “educate your son”?
Questo è ciò che scrive Anna Stefi, psicologa e vicedirettrice di DoppioZero.
Credo che uno dei nodi urgenti sia prendersi in carico, come genitori e come educatori, la tolleranza alla frustrazione: sono capaci, i nostri figli, di accettare il fallimento, l'altro che manca, il differimento?
Questo mi pare uno dei nodi fondanti del vivere sociale. E, da da qui, la domanda: siamo capaci, come genitori e educatori, di tollerare il loro inciampo, di non volerlo correggere, prevenire, velare? Siamo capaci di non proteggerli?
Il che, rivolto a noi, significa: siamo capaci di tollerare lo scontro, di non essere amati, di rappresentare per loro il NO? Siamo capaci cioè di spostare la relazione da un piano immaginario di “rispecchiamento” a uno simbolico cioè amarsi nella differenza e per la differenza?
A differenza di quelle (solo apparentemente simili, ma più superficiali) del suo collega Paolo Crepet, le parole di Anna Stefi mi hanno colpita: l’incapacità di incassare il rifiuto e gestire la frustrazione è un limite diffuso anche tra le persone più insospettabili, scolarizzate, miti. Il NO, per me, non è solo un dispositivo normativo: il NO è la non-corrispondenza, la non-presenza, la lontananza, la discrepanza di vedute, in sostanza è qualsiasi forma di differenza.
Come posso scoraggiare mio figlio dall’idea di disporre delle altre persone, dall’ambizione di piegarne o manipolarne il comportamento a suo piacimento? In altre parole -ancor prima di dargli un’educazione sessuale e di inculcargli il valore del consenso, spererei con l’aiuto della scuola- come posso sradicare dalla sua mente l’idea che il mondo sia il suo buffet personale?
Superando io, per prima, una delle mie più grandi paure: dire NO, quindi deludere, litigare, far arrabbiare. Mettendomi definitivamente via il terrore di contrariarlo, insegnargli che saranno molto più numerose le occasioni in cui sarà contraddetto rispetto a quelle in cui sarà assecondato, che la divergenza -di opinioni, di intenti, di tempi- è la norma, che il controllo che potrà avere sugli eventi o sull’arbitrio altrui è molto limitato. Fare io per prima pace con questo rischio di scontento per mostrargli che nella differenza è possibile amarsi, tollerarsi, sostare, o almeno non uccidere.
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LEADERSHE - DIALOGHI DI GENERE
La serie è interamente disponibile su Spotify e sì, ne sono soddisfatta. Ci sono Stella Pulpo, Riccarda Zezza e Donata Columbro che chiacchierano con me su temi legati all’essere divulgatrice, imprenditrice, autrice, genitrice, donna.
Era la prima volta in cui registravo un contenuto dal vivo, senza possibilità di editare o riscrivere, senza una sound designer a tenermi la manina e correggermi il tono di voce. Sono felice perché -nonostante la qualità delle conversazioni e delle interviste sia più che migliorabile- si sente l’amore dietro. E come dice Riccarda Zezza nell’episodio 2, se fai una cosa con amore puoi fare un sacco di errori.
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Educazione e frustrazione
Il pregio di avere un blog da 10 anni è apprezzare come per certi versi sono cambiata e per certi altri niente affatto.
Le mie paure, quando stavo per diventare genitore
Lo sleep training, quando quella frustrata ero io
Come fanno ə genitori danesi in questi casi
Felicità e intelligenza neə bambinə vanno insieme
Progetti editoriali
Un altro modo di mostrare apprezzamento per il mio lavoro è fruire dei prodotti editoriali che ho pubblicato e da cui ricavo alcune royalties.
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Grazie per essere arrivatə fin qui, ci troviamo a novembre. Invece per chi si è abbonatə, ci si legge martedì!
Valeria
In tutti i luoghi e tutti i laghi
Vorrei essere un tipo misterioso, conturbante e sfuggente, ma la verità è che mi trovi in 3 secondi e ovunque.
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Illustrazioni e progetto grafico di Faida Acquifera