🎵 Sono solo canzonette 🎵
Una playlist ispirata dalle domande contenute in questa newsletter, che sono state raccolte mediante un Q&A alcuni giorni fa. Le risposte sono state elaborate da me e vidimate dalla redazione clinica di Unobravo, che ha scelto di sostenere questa newsletter.
Domanda #1: scegliere a tavolino
Come si sceglie il tipo di terapia da fare? Come si fa a scegliere quellə giustə per noi? Hai consigli per chi ha poca esperienza e molta insicurezza nella scelta del professionista?
A volte chi si rivolge a unə specificə professionista lo fa sulla base di un “invio”: da parte del medicə di base, di unə familiare, di unə amicəo o di unə altrə terapeuta. Io stessa, in entrambi i percorsi che ho fatto, sono stata indirizzata. Del resto, è solo da pochi anni che ə terapeutə liberə professionistə hanno un sito personale o una presenza social che metta in luce una parte del loro operato: storicamente, si tratta di una categoria che viveva di relazioni e networking1. Ed è anche da pochi anni che esiste una letteratura accessibile aə non addettə ai lavori, cioè fonti che permettano a chiunque di farsi un’idea sugli orientamenti (es. psicoanalitico, cognitivo-comportamentale, sistemico relazionale, junghiano, adleriano etc.). Questo per dire che secondo me è normale non sapere a chi rivolgersi.
Personalmente, se decidessi di intraprendere un percorso terapeutico tradizionale, farei un mix di più fonti: studierei gli approcci (segnalo questo articolo della redazione clinica di Unobravo) e chiederei il parere di unə altrə professionista, tendenzialmente unə medicə e unə terapeuta. Unobravo utilizza invece un algoritmo di matchmaking che mette in contatto lə paziente con lə professionista che, per motivi curricolari e non solo, aderisce meglio alle esigenze dichiarate in un questionario.
Domanda #2: confermare la scelta
Come capire se non è quellə giustə? Farsi questa domanda è esso stesso un campanello di allarme?
Io penso che interrogarsi sulla bontà delle proprie scelte non sia un campanello di allarme: visto l’investimento di tempo, denaro ed energie è corretto chiedersi se il percorso abbia senso. D’altro canto, la terapia psicologica non è sempre un Carnevale di Rio: ci possono essere incontri illuminanti e lifechanging, altri meno rivelatori e noiosi, altri pure un po’ urticanti. Alcune relazioni carburano un po’ per volta, per alcunə pazientə aprirsi è un processo lento: per cui secondo me ci vuole un certo numero di incontri per vedere o anche solo percepire qualche forma di beneficio e soprattutto per darsi modo di instaurare un’alleanza terapeutica, fondamentale ai fini del percorso.
Al contrario il gut feeling si manifesta con maggiore urgenza: se lə terapeuta suscita disagio, fa sentire giudicatə, è distrattə, produce diagnosi frettolose, manca di rispetto, è in ritardo, invade confini, a mio parere è importante parlarne direttamente con lə professionisəa e poi eventualmente rivolgersi altrove. Infine, può essere lə terapeuta stessə a valutare l’invio ad unə professionista diversə con competenze più in linea alle richieste dellə paziente.
Domanda #3: convincere qualcun altro
Come convincere qualcun altrə ad intraprendere un percorso di terapia Suggerimenti per convincere lə partner a fare terapia di coppia per superare una crisi, anch’essa di coppia? C’è qualche motivo per cui le persone che ne hanno più bisogno sono quelle che la fanno meno?
Come direbbe Guzzanti, la domanda è malposta. La parola convincere implica un processo di persuasione progressiva, cioè un lavoro di cesello -più spesso di martello- sulle convinzioni altrui che quasi mai si innesta su una motivazione individuale. Una terapia, per così dire eteroindotta, difficilmente sarà percepita come utile o anche solo piacevole: lə terapeuta incontrerà più ostacoli, lə paziente sarà meno collaborativə. Io credo che, attraverso il racconto della propria esperienza, si possa trasmettere entusiasmo, incuriosire l’interlocutorə, stimolare una riflessione, ma non convincere e distruggere delle resistenze che probabilmente si sono sedimentate in decenni di pregiudizio e diffidenza.
Nel caso della coppia, è secondo me giusto dichiarare il proprio bisogno ed essere risolutə, specialmente nel caso in cui manchino altre alternative o siano già state battute -senza successo- altre strade. Ə terapeutə specializzatə in terapia di coppia sono già piuttosto abituatə a gestire dei livelli di cooperazione e motivazione differenziati.
Domanda #4: lo stigma sociale
Credo potrebbe essermi utile ma attorno a me: psicoterapia = sei pazzə. Socialmente psicoterapia sempre vista come strana, diffusissima diffidenza e “devi farcela da solə”
Sembra un cane che si morde la coda, ma superare i pregiudizi inculcati dal nostro ambiente di origine o di riferimento per considerarli altro da sé è esso stesso oggetto della terapia. Tuttavia, nessuno ci obbliga a esporci al giudizio pubblico o indossare durante il pranzo di Natale coə parenti una maglietta con scritto “Io vado dallo psicologo”: se siamo persone adulte -come immagino siano le persone iscritte a questa newsletter- possiamo tranquillamente andarci senza chiedere permesso a nessuno2. Uno dei benefici del servizio di Unobravo è personalizzare l’orario e il luogo delle sedute, così da integrare facilmente la terapia nella propria agenda e mantenere il riserbo, se desiderato.
Domanda #5: la gravità del problema
Vorrei anche se non mi sembra di avere nulla di "grave", va bene lo stesso? Va tutto alla grande perché mi sento in colpa a voler andare in terapia "solo" per scoprire qualcosa? Solo chi ha problemi gravi ha bisogno di andare in terapia? Come si può riconoscere quando è veramente il momento e il caso per cercare un supporto psicologico?
In verità anche chi cerca supporto psicologico per risolvere uno specifico problema che percepisce come grave, quasi sempre si scopre a sollevare questioni che esulano da quel problema. La terapia è un’ora durante la quale si può contare sull’ascolto attivo di una persona su temi che ci toccano da vicino, concedendosi il piacere -e se necessario anche il dispiacere- di navigare la propria interiorità sotto la guida di un nostromo esperto.
Il momento giusto per iniziare è quando si prova bisogno e/o desiderio, sperando che le condizioni materiali ce lo permettano (ved domanda seguente)
DOMANDA 6: se non ho i soldi?
Se si ha un budget pressoché inesistente si può fare terapia? È una questione economica: anche solo 50€ a settimana sono troppi
Nel nostro Paese, a livello pubblico, esiste un importante gap tra la domanda e l’offerta di percorsi psicologici3, che si aggrava particolarmente nelle regioni del Centro-Sud. È in generale difficile accedere al supporto psicologico gratuitamente in tempi ragionevoli, anche in presenza di vere e proprie patologie come le dipendenze.
A fianco del Sistema Sanitario Nazionale sono nate moltissime associazioni, Onlus ed enti che offrono percorsi brevi di sostegno psicologico a prezzi calmierati o calcolati in base all’ISEE.
Unobravo propone sostegno psicologico esclusivamente online a prezzi accessibili. Gli incontri possono essere pianificati con una diversa frequenza e il costo delle sedute può essere portato in detrazione al 19% insieme a tutte le altre spese mediche quali visite, analisi e farmaci con una franchigia di 129,11€.
Domanda #7: ma online vale?
Mai fatto terapia, ora sento il bisogno di iniziare: farlo online può essere un problema? La terapia on line è davvero efficace? Lo strumento mi fa dubitare. La terapia online è efficace quanto quella in presenza?
La modalità in cui si svolge la terapia (in presenza vs online) è parte del cosiddetto setting, cioè l’insieme dei presupposti entro i quali si imposta la relazione tra paziente e professionista rendendola uno spazio sicuro. Il setting include anche l’orario, la cadenza degli incontri, il loro prezzo, gli obiettivi concordati: l’ambiente fisico quindi è solo uno di questi elementi e la sua “rilevanza” all’interno della relazione può cambiare significativamente da individuo a individuo.
Non necessariamente, quindi, la modalità online rappresenta un ripiego rispetto a quella in presenza. Al di là delle preferenze e opinioni personali che ognuno di noi può avere, non sono riuscita a trovare nessuno studio scientifico che dimostri la minore efficacia di un percorso online rispetto a un percorso in presenza.
Sono piuttosto evidenti i benefici della modalità online per chi vive particolari condizioni: full-time travellers, expats, trasfertistə e commuters intensivə, chi lavora su turni, chi soffre di malattie croniche o invalidanti.
DOMANDA #8: il successo
Come si misura il successo del supporto psicologico in maniera oggettiva?
Io, che non mi sono mai accostata alla psicologia con obiettivi specifici, ho cominciato a sentirmi più sicura di me, ad apprezzare cose che un tempo non notavo, mi sono espressa con una fermezza che prima non possedevo, non ho esitato laddove ero solita tentennare. Un altro traguardo è avere notato tutti questi cambiamenti, cioè aver acceso finalmente un riflettore su me stessa: ho ritenuto davvero concluso il mio percorso quando mi sono sentita sicura che quel riflettore non l’avrei mai più spento. In altre parole: non escludo in futuro di soffrire ancora, per via di meccanismi che ormai mi sono noti o anche per ragioni finora mai provate, ma ho fiducia nella mia capacità di rilevare queste cadute, di riconoscerle e attivarmi per prendermi cura di me stessa (qualunque cosa significhi attivarmi: fermarmi a pensare, chiedere aiuto a unə amicə, ricominciare la terapia).
Ci sono altri casi in cui la terapia è nata da un bisogno o attorno a un obiettivo (gestire la paura di volare, convivere con un lutto, elaborare un lutto…) e quindi il suo successo si potrà valutare con maggiore precisione.
Domanda #9: tempo e impegno
Quante sedute servono per iniziare a stare meglio? Quando può ritenersi concluso il percorso? Ho timore di un percorso lungo.
Il timore di un percorso lungo è legittimo, specialmente in considerazione del denaro e del tempo richiesti: nella maggior parte dei casi però non esistono dei veri e propri protocolli di cura. Se però il fattore-tempo è rilevante, ha senso sollevare la questione allə terapeuta per darsi un orizzonte o comunque dettare le priorità.
Io credo però che se tra paziente e professionista si instaura una relazione proficua, se le ore insieme sono ricche di significato e di riverberi positivi, smettono di essere solo un impegno e diventano anche un piacere.
Domanda #10: interrompere la relazione
Se non dovessi sentirmi di proseguire la terapia ho paura che lə terapeuta si arrabbi. Se non mi trovo bene con lə terapeuta? Cosa succede se non mi trovo bene con lə miə terapeuta? Ho interrotto psicoterapia dopo 1 anno perché mi sembrava più un confessionale. Vado dallə psicologə con poco entusiasmo, mi sento a disagio, devo cambiare psicologə
In generale, lo si dice e basta, anche senza motivare. Tuttavia, siccome la seduta in cui comunichi allə terapeuta che non sarai più suə paziente si paga comunque, secondo me ha senso usarla per spiegare cosa ha guidato la tua scelta.
Lə terapeuta non si arrabbierà: la tua decisione non lə lascerà indifferente, magari se ne dispiacerà ma difficilmente giungerà totalmente inaspettata. Se anche proverà rabbia non la manifesterà certo durante la seduta.
Nello specifico, se lə professionista individuato da Unobravo non fa per te, puoi richiedere all’assistenza di individuarne unə altrə.
Domanda #11: valide alternative
Ho provato due terapie diverse e mi sembra che nessuna abbia funzionato tanto bene quanto un bel pianto! Ma parlare in terapia non è come parlare con unə amicə?
A me sembra che il pianto in solitaria, le conversazioni con glə amicə e il supporto psicologico -proprio nell’ordine in cui te le presento!- rappresentino la climax ascendente del selfcare. Introspezione (il pianto), condivisione (la conversazione) ed elaborazione (la terapia) non sono necessariamente alternative tra loro, anzi credo possano convivere e cooperare. Il punto però è che non sono la stessa cosa.
Il pianto è uno sfogo, ma non ne scaturiscono strumenti o risorse per fronteggiare crisi future; unə amicə potrebbe essere una persona affettuosa e di buon senso, ma potrebbe anche esprimere giudizi, ignorare correlazioni, non riconoscere dei pattern, dimenticarsi dettagli. Potrebbe concentrarsi sulle soluzioni e non sulle motivazioni, potrebbe assecondarti e non farti domande: questo perché il suo obiettivo è dimostrarti il suo affetto, non condurti verso un maggiore benessere mentale.
La notizia buona è che se un pianto liberatore e quattro chiacchiere con unə amicə sono sufficienti a restituirti l’equilibrio, forse non hai così urgenza di iniziare una terapia.
Se invece la combo piantini + amicə non basta più…
Unobravo ti supporta con un'iniziativa per iniziare ad avere cura del tuo benessere psicologico: il primo colloquio conoscitivo4 è gratuito e non vincolante, e le prime due sedute a pagamento a un costo ridotto fino al 30 aprile 2025 (iniziativa valida solo per i nuovi clienti).
Usa il codice GYNEPRAIO2025 per prenotare le tue prime due sedute a pagamento al costo di 44 € invece di 49 € per la seduta individuale e 54 € invece di 59 € per la seduta di coppia.
Buona settimana a tuttə 🧡
Chi è UnoBravo?
Unobravo offre un servizio di psicologia online: attingendo alla propria rete di oltre 6000 professionisti, individua il professionista più adatto alle esigenze di ciascuno. Paziente e psicologə possono gestire in libertà il proprio calendario di incontri e svolgere le sedute online dal luogo preferito, purché connesso e dotato di sufficiente privacy.
In tutti i luoghi e tutti i laghi
Vorrei essere un tipo misterioso, conturbante e sfuggente, ma la verità è che mi trovi in 3 secondi e ovunque: Sito - Instagram - Facebook - Twitter - LinkedIn - Telegram
come la maggior parte deə professionistə sanitariə, del resto
il mio compagno ha appreso della mia seconda psicoterapia dopo due anni perché non mi andava di parlargliene.
Basti sapere che delle oltre 400.000 domande per il Bonus Psicologo 2024 ne sono state accolte 3.325 (dato risalente a settembre 2024)
il colloquio non rappresenta l'inizio del percorso, che è subordinato alla valutazione dello psicologo
Veramente la NL più bella letta quest'anno. E siccome è appena partito ci metto volentieri anche il 2024 e vince tutto. Bravissima, grazie, evviva. Le auguro il giro del mondo!
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