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UCCELLACCIA DEL MALAUGURIO
La settimana scorsa ho avuto la pazza idea di leggere i commenti a questo post di Natalia Levinte e di offrire il mio contributo. La situazione mi è rapidamente sfuggita di mano: ad esempio un tizio mi ha minacciata di denunciarmi alla polizia. Tutto sommato, però è stato un calvario utile a risponder(mi) a questa domanda.
Perché ancora così tante donne -anche intelligenti e scolarizzate- si rifiutano di autotutelarsi da un punto di vista economico?
Primo aspetto che non smette di stupirmi: la romanticizzazione della coppia. Il sogno rosa esiste, resiste, è vivo e lotta insieme a noi. Non si capisce davvero come sia possibile: se c’è un momento storico in cui la coppia tradizionale dovrebbe sembrarci un bluff, è proprio questo. Non provate la sensazione che questa storia del grande amore sia una minestrina di dado che ci riscaldano da duemila anni? Non avete osservato quel mostro mitologico a quattro braccia, due teste e un solo cuore chiamato coppia e pensato che è snaturato? Ma anche: non vi è mai balenata l’idea di separarvi? A me sì, più di una volta. Non sono una cinica, eh: mi sono innamorata molto e molte volte, mi sono stracciata le vesti per amore (vivo perché soffrire/ fa le gioie più grandi canta Angelina Mango), chi mi conosce sa che amo il padre di mio figlio in un modo antico, forte, viscerale. Vi garantisco che è possibile: amare follemente unə partner e anche accettare che quello che sto vivendo potrebbe non essere il migliore dei mondi possibile.
Ponendo il caso che viviate una storia d’amore perfetta e non riusciate a immaginare che prenda una brutta piega: non vi siete imbattute o non frequentate regolarmente delle coppiacce? Non avete modo di osservare quotidianamente diadi malassortite, sbilanciate, monche: tavoli attorno cui non si parla, non si comunica, non si condivide, non si progetta? Stanze in cui ci si tradisce, si commettono bassezze? Letti in cui non si fa l’amore, o si fa male? Io sì, diamine: non tutte le coppie sono così, ma sul conto di parecchie ho pensato: ‘sti due non arrivano a mangiare il panettone l’anno prossimo. Ricapitolando, siamo pienə di:
amiche lasciate e ritrovatesi con una mano davanti e una dietro perché conferivano tutto lo stipendio al conto comune e non hanno accantonato un centesimo
colleghe che si sono ritrovate senza l’auto indispensabile per andare al lavoro perché quella di famiglia era intestata al marito che se l’è tenuta
conoscenti che pagavano di tasca propria il nido della prole perché il padre non lo riteneva una spesa necessaria
parenti che non si separano restando in una relazione infelice o abusante perché non hanno mai lavorato fuori casa né accumulato una pensione integrativa
Ma il nostro pensiero, immediatamente, è: a me non succederà. Di fronte all’evidenza statistica che le relazioni possono anche andare storte, se non stortissime, ci aggrappiamo all’idea che la nostra è speciale, diversa, migliore. A casa mia questo si chiama delirio di onnipotenza.
Anche se sugli scaffali abbondano libri per accrescere l’autostima, superare la sindrome dell’impostore, imparare a farsi rispettare io credo che l’essere umano sia, fondamentalmente, una creatura presuntuosa e poco empatica. Dinanzi alla sventura, l’istinto non è di immedesimazione (Se capitasse a me? Che impatto avrebbe questa evenienza sulla mia vita?) ma di dissociazione e allontanamento (questa botta di sfiga è laggiù ma io per fortuna sto qua, fiuuuuu).
A cosa dovrebbe servire lo scambio con gli altrə esponenti del genere Homo Sapiens, il flusso condiviso di accadimenti privati e pubblici che si intrecciano e diventano patrimonio comune, se non ad arrotondare e completare la nostra visione, a produrre previsioni e proiezioni future più attendibili, in ultima analisi a migliorare la nostra capacità di stare al mondo? A cosa serve essere esposti all’esperienza altrui se il primo pensiero è che quello che accade al prossimo è altro da me?
Questo meccanismo, opportunamente riproporzionato, è in grado di spiegare l’atteggiamento passivo o peggio ancora superiore che moltə adottano dinanzi a fenomeni grandi -politici, militari, climatici- continuando a ritenerli sfortune dalle quali noi, grazie a qualche amuleto che ci è stato messo in tasca da piccoli, siamo miracolosamente protettə. Se avete altri modi per spiegare questo fatto, vi leggo nei commenti.
Sempre vostra, uccellaccia del malaugurio
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Indipendenza economica e dintorni
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Consapevolezza finanziaria, nonni e catene di debito morale
Quaderno proibito, e l’indipendenza economica di Valeria
N.Levinte parla anche in questo episodio del podcast “Donne che contano”
Il carico mentale, ecco per cosa meriterei compensazione economica!
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Grazie per essere arrivatə fin qui, ci troviamo a marzo per gli ultimi scampoli d’inverno. Se sei abbonatə, invece, ci si legge martedì!
Valeria
In tutti i luoghi e tutti i laghi
Vorrei essere un tipo misterioso, conturbante e sfuggente, ma la verità è che mi trovi in 3 secondi e ovunque.
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Illustrazioni e progetto grafico di Faida Acquifera
Ciao Valeria, mi sono iscritta da poco alla tua newsletter, anche se sui social ti seguo da diverso tempo, così come seguo il lavoro di Natalia. So che ti può sembrare impossibile che nel 2024 ci siano ancora persone così ma, purtroppo, è la realtà, e io sono una di queste. Ho avuto un'infanzia felice ma le dinamiche della mia famiglia mi hanno portato a non saper riconoscere e gestire le emozioni e ad avere zero educazione finanziaria. Le conseguenze sono facili da immaginare: mi ritrovo a 35 anni (!) ad imparare le basi di tutto ciò che riguarda i soldi, e a dover fare i salti mortali e a lottare ogni giorno per recuperare un minimo di parità economica e sociale nella mia relazione di coppia.
Grazie per il tuo lavoro, è un piacere leggerti!
Se ti incarcerano, scrivimi. Ti porto volentieri l’arancia con la lima e ti aiuto a scappare!
Di situazioni infelici se ne osservano moltissime e (ahimè) avere un amore grande implica una predisposizione individuale che fa a pugni con la società attuale.
Giustificazioni bizzarre sul perché ci si debba ancora sposare (o scegliere la comunione dei beni) è perché, così, si è più garantite in caso di divorzio. Una logica che non riesco ad afferrare.
Ho avuto il dispiacere di essere testimone di ricatti economici assai biechi dove la donna ne è uscita sempre perdente. Nonostante la firma su un atto di matrimonio.