La sindrome di Fioretta - di Giappone, cura e civiltà
Non un reportage di viaggio, non sono mica Donna Avventura
Il viaggio e i doverosi credits
Siamo stati in Giappone dal 19 aprile al 2 maggio insieme a Vagabondo, un’agenzia di viaggi che offre anche dei tour Family: eravamo un gruppo composto da 6 adultə e 4 bambinə coetaneə, accompagnati da una (bravissima) guida.
I benefici di questa opzione sono evidenti: itinerario, sistemazioni, spostamenti e punti d’interesse scelti con un’occhio attento aə più piccolə, decisioni democratiche sull’uso della cassa comune, il giusto margine di libertà per separarsi dalla comitiva se necessario. Una volta che ə bambinə erano reciprocamente intrattenutə, noi adultə non abbiamo dovuto preoccuparci delle minuzie organizzative tipiche dei viaggi internazionali, guadagnando tempo per osservare il luogo in cui eravamo.1
Non occorre che ve lo dica io: il Giappone è un’ottima meta per famiglie perché è sicuro, pulito, ben funzionante, con un clima amichevole per la maggioranza dell’anno. Il nostro periodo non era il migliore: l’accavallarsi di vacanze, festività e ponti hanno condotto nel Sol Levante una quantità di turisti impressionante e sicuramente superiore a quella che il Paese e le strutture sono in grado di accogliere agevolmente2.
Vagabondo è una soluzione di viaggio che mi sento di raccomandare, in piena libertà e priva di condizionamenti di sorta (poiché me lo sono pagato). Qui trovi l’itinerario con i prezzi in chiaro: se hai dubbi specifici e posso aiutarti, scrivimi e rispondo volentieri.
Il mio furioso eurocentrismo
Nel Museo della Pace di Hiroshima c’era un’infografica che descriveva la riduzione delle testate nucleari dagli anni ‘70 in poi. Sono stata qualche minuto davanti al planisfero, senza riuscire a trovare l’Italia.
Semplicemente, l’Europa non era al centro.
Questo aneddoto funge da disclaimer: ciò che scrivo non può prescindere dalle lenti che mi hanno piazzato addosso quando sono nata a Torino nel 1982. Seguono ora pensieri che mi sono appuntata in ordine sparso sul mio quadernino di viaggio: si tratta di riflessioni mie, senza pretesa di verità scientifica e intrise di generalizzazioni, forse di pregiudizi, probabilmente di sottile campanilismo, quindi leggile solo se te la senti.
L’ordine e la cura
Moltə connazionali che hanno visitato il Giappone ne esaltano l’efficienza e l’ordine, il silenzio e la buona creanza. Questa ammirazione la dice lunga su come noi italianə vorremmo essere, su come non siamo mai statə e -temo- mai saremo: racconta che la convivenza, per molti miei connazionali, è difficile se non esasperante.
Ho pensato che la differenza di fondo stia nel concetto di educazione. In Italia e nei Paesi Mediterranei in generale, buona educazione è manifestare premura, prenderci cura del prossimo: una sollecitudine piacevole, che nei casi più estremi imbarazza o infastidisce. Una nonna che accoglie a suon di abbracci&parmigiana suo nipote e un amico venuti in visita, il maître solerte che passa al tavolo chiedendo tutto bene, signori? sono fenomeni che noi associamo a un universo positivo.
In Giappone, mi è parso che buona educazione sia
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