La sindrome di Fioretta - normal people

Noi non siamo come loro. Grazie a Dio, tra l'altro.

Parlarne per non parlarne

Se non vivete su Marte, negli ultimi giorni avrete sentito della bomba sganciata da Fabrizio Corona sul conto dei Ferragnez, sulle false premesse su cui poggiava la loro relazione e sui tradimenti che ne hanno costellato lo svolgimento. Tuttə abbiamo avuto qualcosa da dire su questa vicenda: chi per parteggiare per uno o l’altra degli ex coniugi¹, chi per insultare Corona², chi per decretare che la vicenda è stata orchestrata a fini mediatici³, chi solo per ribadire il proprio disinteresse nei confronti della vicenda.⁴

A me del gossip piace soprattutto la relatableness: mi appassiono alle vicende nella misura in cui le persone al centro delle stesse sono vicine a me. Gente con cui ho a che fare, che conosco personalmente, con cui ho litigato: parenti, (ex) amicə, (ex) colleghə, (ex) compagnə, (ex) capə. Raccontami un pettegolezzo succoso su un mio ex fidanzatə e avrai la mia attenzione incondizionata.

Vi spiego i moltoricchi™️

Quando al centro di misere beghe -quali corna, maldicenze, fughe di notizie- ci sono i moltoricchi™️ io mi annoio: non ho niente in comune non loro, non ci siamo mai sedutə allo stesso tavolo e quindi sento le loro vicende lontane, remote e poco interessanti. Non riesco a immaginare le loro espressioni facciali e battute, dalle loro vicende non riesco a trarre alcun insegnamento.

L’interesse che ci spinge a interessarci delle alterne fortune delle celebrities non sia di per sé sbagliato. Sono figure aspirazionali: pensare alle loro sorti avverse rende un filino più sopportabili le nostre e ci distrae dalla noia dell’ordinarietà.

L’influencer marketing ha perversamente peggiorato le cose. Non solo moltə sono convintə che la relazione creator-community sia autentica e reale (spoiler: non è amicizia, non è intimità) ma cadono in un’ulteriore trappola cognitiva: