Una cosa che ho notato, almeno nelle persone attorno a me, è che quest'attitudine a vedere il lavoro come un flusso è almeno in parte il risultato di un imprinting iniziale. Ho lavorato in 3-4 aziende diverse, in Italia prima e in Germania poi, e conosco colleghi di nazionalità diverse, ma tutti ugualmente terrorizzati all'idea di cambiare lavoro, perché la loro prima esperienza (nell'azienda in cui si trovano tuttora) è stata così positiva, almeno inizialmente, da scoraggiarli dall'idea di uscire da quel nido (spesso ormai divenuto tossico). Per me, la mia prima esperienza corporate è stata in un'azienda che faceva cose illegali (tipo segnare giorni di ferie inesistenti in maniera da pagare meno soldi, o chiedere la ragione del perché stessimo chiedendo delle ferie), per cui fin da subito mi è stato chiaro che da un'azienda si fugge non appena si inizia a star male (nei limiti del possibile).
Sicuro, io sono più della tua squadra: il mio primo stage è stato in un posto in cui mi rompevo così tanto le palle che volevo cavarmi gli occhi coi ferri da calza, il secondo stage in un'azienda dove mi dissero cose irripetibili (che racconterò in un'altra newsletter credo). Io ho maturato velocemente l'idea che l'oceano è pieno di pesci. A questo sommi il fatto che facevo un lavoro ad alta componente creativa e che per mia natura amo cambiare (anche solo per evitare l'effetto assuefazione) per me stare più di 5 anni alla stessa scrivania è uno spreco. Magari per altre posizioni non è così, o magari sono stata sfortunata perché non ho mai lavorato in aziende caratterizzate da alta mobilità interna? Non lo so, ma va bene così :-)
Per me uguale. Comunque, qualunque sia la motivazione di fondo, per me la mobilità rimane importante! Una pietra che rotola non raccoglie muschio, come si suol dire 😊
Come mi piacciono queste newsletter su lavoro&finanza ❤️
Grazie, cercherò di scriverne ancora!
Una cosa che ho notato, almeno nelle persone attorno a me, è che quest'attitudine a vedere il lavoro come un flusso è almeno in parte il risultato di un imprinting iniziale. Ho lavorato in 3-4 aziende diverse, in Italia prima e in Germania poi, e conosco colleghi di nazionalità diverse, ma tutti ugualmente terrorizzati all'idea di cambiare lavoro, perché la loro prima esperienza (nell'azienda in cui si trovano tuttora) è stata così positiva, almeno inizialmente, da scoraggiarli dall'idea di uscire da quel nido (spesso ormai divenuto tossico). Per me, la mia prima esperienza corporate è stata in un'azienda che faceva cose illegali (tipo segnare giorni di ferie inesistenti in maniera da pagare meno soldi, o chiedere la ragione del perché stessimo chiedendo delle ferie), per cui fin da subito mi è stato chiaro che da un'azienda si fugge non appena si inizia a star male (nei limiti del possibile).
Sicuro, io sono più della tua squadra: il mio primo stage è stato in un posto in cui mi rompevo così tanto le palle che volevo cavarmi gli occhi coi ferri da calza, il secondo stage in un'azienda dove mi dissero cose irripetibili (che racconterò in un'altra newsletter credo). Io ho maturato velocemente l'idea che l'oceano è pieno di pesci. A questo sommi il fatto che facevo un lavoro ad alta componente creativa e che per mia natura amo cambiare (anche solo per evitare l'effetto assuefazione) per me stare più di 5 anni alla stessa scrivania è uno spreco. Magari per altre posizioni non è così, o magari sono stata sfortunata perché non ho mai lavorato in aziende caratterizzate da alta mobilità interna? Non lo so, ma va bene così :-)
Per me uguale. Comunque, qualunque sia la motivazione di fondo, per me la mobilità rimane importante! Una pietra che rotola non raccoglie muschio, come si suol dire 😊